Gruppi di condivisione
COSA SONO I GRUPPI DI CONDIVISIONE?
Sono gruppi pensati per dare l’opportunità a tutti di fare un percorso di sostegno e crescita personale in cui affrontare i disagi quotidiani in un contesto di rispetto e supporto reciproci. L'approccio metodologico è basato sul counseling di gruppo mediato anche attraverso tecniche espressive.
Ogni gruppo accoglie un numero limitato di partecipanti (massimo 10) e dà ad ognuno la possibilità di condividere la propria esperienza, se lo si desidera. Il patto reciproco è esserci con costanza e disponibilità.
Le parole chiave sono consapevolezza e relazione. Con consapevolezza si intende il guardare dentro di sé per fare chiarezza, per mettere ordine, per evitare la confusione, per gettare luce in zone d'ombra del proprio cammino di vita presente.
Questa consapevolezza nasce dal raccontarsi, dal comunicare una storia, un vissuto, un sogno.
La relazione è vissuta nel rispetto dell'altro e nell'accettazione della sua diversità, nel bisogno di condividere la propria storia con il gruppo. I pilastri che sostengono la condivisione sono l'ascolto, l'autonarrazione e la riservatezza. Un ascolto, libero da giudizio e basato sull'accettazione e accoglienza reciproca. Un ambiente protetto in cui a tutti è garantita la libertà di potersi esprimere sapendo che ciò che viene condiviso nel contesto del gruppo resta al suo interno.
GRUPPI A TEMA PREDEFINITO
In questo caso, vengono proposte delle attività espressive finalizzate all'esplorazione di un tema specifico. Ad ogni attività espressiva segue una condivisione dei vissuti ed una esplorazione degli elaborati.
I lavori non vengono in nessun modo interpretati, bensì è la persona stessa che ne fa una lettura personale agevolata tramite domande aperte.
GRUPPI A TEMA LIBERO
Ad ogni incontro, ciascun partecipante è libero, a rotazione, di proporre un tema personale con lo scopo di esplorarlo con il supporto del conduttore che lo agevolerà nell'ambito di una relazione di counseling. Il gruppo fa da supporto e potrà, se richiesto, fornire feedback fenomenologico frutto di osservazione neutra e privo di giudizio.
COMUNITA' DI PRATICA
Il termine Comunità di Pratica compare agli inizi degli anni '90, a opera di Étienne Wenger, ma la sua origine è molto più lontana nel tempo e risale alle botteghe artigiane. Wenger definisce la comunità di pratica come:
“[...] un gruppo di persone che condividono un problema o la passione per qualcosa che fanno, e imparano a farlo meglio mano a mano che interagiscono con regolarità tra di loro."
Il fine della comunità è il miglioramento collettivo.